I pianisti italiani che hanno fatto la storia
I pianisti italiani che hanno fatto la storia dell'interpretazione sono ben noti, a partire da Ferruccio Busoni passando per Carlo Zecchi, Arturo Benedetti Michelangeli, fino ad arrivare a Maurizio Pollini ed altri.
Ma ci sono molti altri grandissimi pianisti italiani che per una serie di motivi non hanno avuto la fama che meritavano.
In particolare spicca su tutti il grande Sergio Fiorentino, pianista e musicista eccezionale, che ha avuto una carriera discontinua e solo dopo la sua morte ha iniziato ad essere universalemnte riconosciuto tra i più grandi pianisti del' 900.
Come è noto Michelangeli disse di lui: "è il solo altro pianista", ed anche Horowitz fu molto colpito da alcune registrazioni di Fiorentino che ascoltò per radio.
Sergio Fiorentino nasce a Napoli il 22 dicembre 1927 e muore nella stessa città il 22 agosto 1998.
Studia al conservatorio San Pietro a Majella di Napoli con i maestri Luigi Finizio e Paolo Denza, perfezionadosi poi in seguito con Carlo Zecchi a Salisburgo.
Si diploma a vent'anni ed Inizia subito la carriera concertistica, vincendo inoltre vari concorsi prestigiosi. Ricordiamo nel 1947 il primo premio al concorso di Monza ed il secondo premio a quello di Ginevra (il primo premio fu assegnato al suo amico e collega Paolo Spagnolo).
In quel periodo i suoi modelli di riferimento ai quali si ispira furono pianisti come Cortot, Gieseking e Rachmanivov, ascoltati tramite dischi.
Tra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni '50 effettua numerosi concerti in Europa e in America riscuotendo ovunque grande successo e nel' 53 debutta anche alla Carnegie hall di New York.
Proprio mentre stava iniziando una brillante carriera internazionale è coinvolto in un incidente aereo in sud america, riportando dei danni fisici che lo costringeranno a stare a riposo e ridurre l'attività concertistica.
Tuttavia dal '53 fino al '66 registrerà molti LP in Inghilterra e in Germania, che solo in anni recenti sono stati ristampati in digitale.
Avendo ridotto l'attività concertistica, inizia a partire dagli anni '60 a dedicarsi all'insegnamento presso il conservatorio di Napoli e successivamente tiene numerose masterclass e corsi di perfezionamento in tutta Italia.
Tra gli anni '60 e '80 La sua attività concertistica è spesso limitata in città di provincia italiane. Inoltre effettua anche varie registrazioni radiofoniche per la Rai. (in parte disperso.) Di questo periodo rimangono però anche molte registrazioni amatoriali dal vivo, che mostrano intatta la tecnica del maestro.
Nei primi anni '90 Fiorentino riprende in maniera spettacolare la carriera internazionale e l'incisione discografica, tutto questo in particolare grazie all'interessamento del noto collezionista tedesco Ernst Lumpe, che incuriosito da questo straordinario pianista sconosciuto di cui aveva ascoltato alcuni vecchi lp, inizia una ricerca per scoprire se fosse ancora vivo, riuscendolo quindi a rintracciare e riuscendolo poi ad invitarlo a fare dei concerti in Germania ea ritornare in studio in registrazione per una serie di CD memorabili (per l'etichetta APR)
In breve tempo Fiorentino suona nuovamente ovunque in giro per il mondo, in particolare in America, dove viene invitato regolarmente al festival di Newport con straordinari successi; Per pubblico e critica è una scoperta miracolosa (anche se alcuni noti critici musicali italiani non lo apprezzano o lo ignorano volutamente...) e viene subito riconosciuto come uno degli ultimi esponenti dell'epoca d'oro del grande pianismo.
Purtroppo nel pieno di questa sua rinascita e con molti altri progetti ancora da realizzare, il maestro muore improvvisamente nella sua casa di Napoli
Fiorentino era un pianista con una tecnica "naturale" che gli permetteva di affrontare senza fatica qualsiasi repertorio virtuosistico, tuttavia era prima di tutto un profondo musicista e in lui non c'era mai quindi il gusto dell'effetto e dello sfoggio virtuosistico fino a se stesso, il che gli permetteva di dare profonde interpretazioni di autori come Bach, Schubert, Franck o le ultime sonate di Beethoven.
Fiorentino era un pianista equilibrato, fedele al testo ma allo stesso tempo ancora legato a certe libertà dei pianisti di fine '800 come fare dei raddoppi d'ottava al basso, effettuando piccoli ritocchi alla scrittura pianistica, e cose di questo genere, ma sempre con grande gusto, eleganza, musicalità e rispetto dello stile musicale. Inoltre furono celebri le sue doti di improvvisatore e di profondo conoscitore musicale, capace di eseguire contemporaneamente al pianoforte qualsiasi brano del repertorio sinfonico o altro.
Grande interprete di Bach, sia originale che trascritto, il centro del suo repertorio fu però quello romantico di Chopin, Liszt, Schumann, Scriabin, Rachmaninov.
(Ricordiamo tra l'altro che nel 1987 alla Rai di Napoli esegui' in quattro serate l'opera per pianoforte solo del grande compositore russo)
Fiorentino per la sua tecnica perfetta, la sua sonorità chiara, la sua vasta cultura musicale e il suo enorme repertorio (da Bach a Stravinsky, oltre il principale repertorio con orchestra e da camera) può rappresentare sotto molti punti di vista il pianista perfetto.
Il suo relativamente vasto lascito discografico (sia in studio che dal vivo) ha avuto negli ultimi anni finalmente una sistemazione grazie ad opere di ritrovamento e di rimasterizzazione di sue registrazioni edite e non, grazie anche al lavoro di collezionisti e di case discografiche indipendenti.
Segnaliamo in particolare la Rhine Classics che ha pubblicato tra l'altro tutte le incisioni “Saga” degli anni 60 e diversi concerti live
e i Brilliant Classics che ha recentemente raccolto nel cofanetto alcune registrazioni giovanili e quelle ultime in studio degli anni '90.
Keith Goodman
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