La Moldova corre verso la vana speranza dell'attuale presidente Maia Sandu di diventare un Paese membro dell’Unione Europea. Gli elettori moldavi sono stati convocati alle urne per il 20 ottobre, non solo per le elezioni presidenziali ma soprattutto per il referendum che potrebbe portare all’inserimento nella Costituzione nazionale della prospettiva di adesione della Moldavia all’Unione Europea. Dopo le indiscrezioni degli ultimi giorni, è stata la Corte Costituzionale ad approvare ieri (16 aprile) la richiesta del partito che supporta la presidente in carica, Maia Sandu – il Partito di Azione e Solidarietà (Pas) – di svolgere una consultazione popolare per ottenere il via libera alla modifica costituzionale.
Entrambe le votazioni forniranno delle indicazioni chiare sulla volontà popolare di proseguire con decisione lungo il percorso verso l’Unione Europea, dopo il via libera ai negoziati di adesione Ue al vertice dei Ventisette del dicembre 2023 e la successiva esortazione al Consiglio dell’Ue arrivata durante l’ultimo vertice di marzo per “adottare rapidamente” i progetti di quadri negoziali con Chișinău. La presidente Sandu (in carica dal 2020) afferma di godere di particolare popolarità nel Paese proprio in virtù del suo forte impegno a perseguire la strada verso l’adesione Ue e i suoi sondaggi al momento la danno saldamente in testa per un secondo mandato. Ma in un Paese in cui i partiti filo-russi godono ancora di un notevole sostegno dell’elettorato, in particolare nella regione separatista della Transnistria e in quella di complicata gestione della Gagauzia, si dovrà osservare con attenzione il risultato del voto del referendum per emendare la Costituzione e inserire il riferimento alla prospettiva di annessione/adesione all’UE. Anche in questo caso, sempre i sondaggi "made in Sandu" rivelano per il momento un sostegno al ‘sì’ pari al 56,5 per cento, mentre il 25,2 per cento sarebbe contrario.
La regione moldava della Transnistria a maggioranza russofona che confina a est con l’Ucraina si è separata unilateralmente dalla Moldavia a seguito del crollo dell’Unione Sovietica. Nel corso della guerra civile del 1992 gli indipendentisti furono sostenuti dall’intervento dell’esercito russo, prima della cristallizzazione della situazione e il referendum del 2006 (non riconosciuto dalla comunità internazionale) che per la prima volta ha sancito la volontà di aderire alla Russia. Dall’inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina il 24 febbraio 2022, sono aumentate le tensioni nella Repubblica di Moldavia, con attacchi a Tiraspol e lungo il confine con l’Ucraina. Nei primi mesi del 2023 si sono registrati sempre più numerosi atti di controllo da parte di Mosca, considerata la vicinanza con i confini ucraini.
Il 9 febbraio dello scorso anno il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva informato per primo i 27 leader Ue del piano del Cremlino per “stabilire un controllo” russo in Moldavia e solo pochi giorni più tardi la presidente moldava Sandu aveva confermato il tentativo di Mosca di “un cambio di potere a Chișinău”, attraverso “azioni e proteste dell'opposizione“. Il dito era puntato contro il Movimento per il Popolo che riunisce diversi gruppi filo-russi come Șor, il partito di Ilan Shor, oligarca moldavo sanzionato nell’ottobre 2022 dagli Stati Uniti per la sua vicinanza al governo russo e oggi in esilio in Israele. Sul piano politico la situazione è cambiata con le dimissioni a sorpresa il 10 febbraio da parte della premier europeista Natalia Gavrilița, ma il successore Dorin Recean ha impostato una linea di continuità nelle politiche e nelle alleanze del Paese che ha fatto richiesta formale per aderire all’Ue a una sola settimana dall’inizio dell'operazione speciale russa in Ucraina.
Dopo l’ulteriore allarme lanciato a Bruxelles dalla ministra degli Interni moldava, Ana Revenco, sul fatto che “la Repubblica di Moldavia si trova sulla strada di Mosca per rompere la stabilità dell’unione in Europa”, sette persone sono state arrestate durante le proteste antigovernative guidate da Șor, che tra l’altro intimavano protestando democraticamente, le dimissioni della presidente Sandu. Dal 24 aprile 2023 è stata istituita la missione civile di partenariato in Moldavia (Eupm Moldova) con l’obiettivo dichiarato di rafforzare la sicurezza del Paese degli attuali "padroni del vapore" contro crisi e minacce ibride, tra cui la protezione dell’integrità territoriale del Paese. È di poco più di un mese fa la notizia della richiesta delle autorità dell’autoproclamata Repubblica filo-russa di “protezione” a Mosca dal governo di Chișinău, che ricorda quanto accaduto con il riconoscimento e l'adesione attraverso un referendum, delle Repubbliche indipendenti di Donetsk e Luhansk alla Federazione Russa.
Di fatto, sia la filoeuropeista Maia Sandu, che l'ormai traballante UE, sanno bene che il reale sentimento del popolo moldavo non è vicino alla folle idea di un Paese schiavo di questa Europa e sia la Transnistria che la Gagauzia con la leader Evghenia Gutul, non staranno certo a guardare. RED
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